domenica, dicembre 25, 2005

Giorno di festa ?

Non per me, di certo, che sono ancora alla disperata ricerca di un vaccino contro il "bisogno di lavorare".....

mercoledì, dicembre 21, 2005

Promesse?

Quando si fa i conti con i cambi direzionali di una vita sarcastica ecco che alcune promesse vengono meno, ma come si suol dire "meglio tardi che mai".
Sono di nuovo qui pronto a impugnare la penna e a sottopormi a qualche esperimento di autovivisezione ma non pensiate che dentro di me ci sia la voglia o il desiderio di morire sotto i ferri di questo mio bastardo mestiere. La mia è solo una vocazione....

venerdì, settembre 30, 2005

Io sono qui

Non ho mai perso il vizio di scrivere ed è per questo che sono di nuovo qui...

giovedì, agosto 04, 2005

Un uomo bionico

Fu la notte precedente al mio ottavo trasloco che la vita mi esplose in faccia in tutta la sua stupida incoerenza. Il profumo del mare in tempesta e l’odore del pesce appena pescato erano già stati chiusi in ammaccate scatole di cartone mentre un violento straripamento dei miei pensieri mi provocò una grave emorragia di sensazioni.
La guardia medica, chiamata d’urgenza da mia madre, mi constatò una leggera forma d’istinto di sopravvivenza e mi prescrisse un blando ansiolitico. La medicina aveva un colore amaro e io non la bevvi; e, poi, mia madre non era, di certo, la Fata turchina. Il giorno dopo saremmo partiti per la nuova destinazione e su questo non c’erano dubbi.
Mi contorsi dal dolore sbavando malinconia. Dalla mia bocca uscì un fiotto corrosivo di parole in greco antico. Stavolta la mia solerte madre telefonò alla Curia arcivescovile e, terrorizzata, si fece dare il numero di un esorcista.
Proprio non si ricordava che, una dozzina d’anni prima, il greco era la mia materia preferita al liceo; ma, soprattutto, non si rammentò che gli sproloqui in greco antico erano il mio modo di nascondere al suo udito di madre raffinata alcune singolari imprecazioni a lei particolarmente sgradite.
Il vecchio esorcista, mezzo assonnato, venne nel cuore della notte con il suo bagaglio di fede avvizzita e la barba incolta. Per mia madre quei radi e ispidi peli sul volto erano segno di notti insonni sacrificate al bene del prossimo e prova di sicura e incontestabile esperienza.
Il vecchio prete si sedette al mio fianco guardandomi con aria di sfida. “Padre” gli dissi “ le posso fare una domanda? Sa, è una semplice curiosità…” Lui, sorpreso, mi fece un cenno affermativo e io gli sussurrai il quesito all’orecchio. Fuggì via senza nulla dire dimenticandosi, persino, di raccogliere dalle generose mani di mia madre la giusta ricompensa per il suo lavoro di integerrimo guaritore d’anime.
Due giorni dopo seppi che il vecchio esorcista si era suicidato impiccandosi alla grande croce sulla cima del campanile; aveva lasciato un biglietto che, più o meno, diceva così “Volo in Cielo dal mio Dio perché voglio chiedergli se nel suo essere Onnipotente può fare in modo di non essere Onnipotente. Perdonatemi e non rammaricatevi troppo, in fondo, la mia è una semplice curiosità…”.
Guardai nel portafoglio e, in quel preciso istante, mi convinsi che, se il vecchio esorcista mi fosse apparso in sogno per dar soddisfazione alla mia domanda, io, senza farlo parlare, gli avrei detto: “ Padre, la prego, mi dia quattro numeri da giocare al lotto….”
Lui, probabilmente, sarebbe fuggito ancora, ma, stavolta, non avrebbe avuto la possibilità di suicidarsi una seconda volta… Abbandonai ogni velleità di facili guadagni mentre la lancetta dei secondi dell’orologio appeso alla parete della cucina trafiggeva gli ultimi istanti di quella strana notte.
Mancavano poche ore alla partenza. L’urlo disperato di una sirena spezzò il silenzio della notte. La luce bluastra di un lampeggiante creava nella mia stanza un’ atmosfera da discoteca.
Accesi la musica e mi misi a ballare. Poi, visto che il frastuono in strada superava di gran lunga quello prodotto dalle casse del mio stereo, decisi di aprire la finestra e di guardare di sotto; un violento getto d’acqua mi colpì al volto scaraventandomi a terra.
Un grido di giubilo seguito da un fragoroso applauso riempì la strada sottostante per l’impresa di un gruppo di zelanti pompieri. Sentivo discutere mia madre e, ancora stordito dal duro colpo subito, sbirciai attraverso la fessura semiaperta della mia porta. Sull’uscio mia madre stava discutendo con un vigile del fuoco. Capii ogni cosa.
Alcuni vicini avevano avvertito il 115 che dalla finestra della mia camera si stavano sviluppando nere e dense nuvole di fumo. Devo smettere di pensare così intensamente, fu la prima cosa che mi venne in mente.
Mia madre, come tutte le madri, sa ben riconoscere il fumo dei pensieri del proprio figlio e, scusandosi per l’inconveniente, promise al diligente pompiere che avrebbe seguito il suo consiglio; quello di farmi innestare tra le scapole un piccolo sistema di allarme antincendio.
Dopo avermi strappato dalla bocca la rassicurante promessa di starmene buono nella mia stanza senza combinare altri disastri pensò bene di tornarsene a dormire.
Non volevo che i miei pensieri tornassero a prendere fuoco e non potevo neanche permettere che facessero un solo filo di fumo; i pompieri non intervengono mica gratuitamente. Ripensando al gelido getto dell’idrante mi convinsi che, per evitare danni, avrei potuto inumidire leggermente i miei pensieri con un po’ d’acqua ed evitare che cominciassero a scaldarsi .
L’acqua, a contatto con il calore della mia mente, s’intiepidiva regalandomi una sensazione di dolce benessere; sciolsi i ghiacciai dei miei dubbi per annegare in quel caldo mare di riflessioni ribollenti. Mi addormentai e, un’ora dopo, mi risvegliai di soprassalto. L’idraulico del pronto intervento stava avvolgendo uno spesso filo di canapa attorno alla mia testa.
Disse, anche, che certi tubi erano pieni di calcare e dovevano essere assolutamente sostituiti. Mia madre pensava di fare un unico lavoro : tubi e sistema di allarme antincendio assieme. La casa era allagata e le scatole di cartone galleggiavano come fragili barche sul mare di Genova.
Era furiosa e, con la schiena curva, stava tentando di raccogliere l’acqua. Anche l’idraulico, come i pompieri, si fece pagare, e non poco davvero. In preda a un curioso e amorevole istinto scesi dal letto per aiutarla.
Mancava un’ora alla partenza e i miei pensieri si fecero sempre più irrequieti. La corrente elettrica mi scese veloce dalla mente fino alla punta dei piedi e appena toccata l’acqua, un botto tremendo. Corto circuito e black out generale.
Rimasi con i fili scoperti fino all’arrivo dell’elettricista opportunamente chiamato da mia madre. Poverina, aveva davvero rischiato di lasciarci la pelle e, tutto, per colpa mia e dei miei pensieri che non ne volevano sapere di lasciarmi andare.
Naturalmente, dopo un adeguato esborso, l’elettricista consigliò a mia madre di regalarmi un bel salvavita a norma, da innestarmi che so… in fondo alla schiena. Sarebbe stato meno vistoso e il mio aspetto fisico non ne sarebbe stato grandemente danneggiato. Mia madre disse al signore dalla tuta blu che, vista l’imminenza della partenza, avrebbe fatto tutto in una sola volta : sistema di allarme antincendio, tubi e salvavita; e poi, così facendo, avrebbe risparmiato sulle spese.
L’ora era scoccata. Mi stavo lasciando alle spalle il passato. Sorrisi perché il timore di un futuro incerto si stava lentamente dissipando. Non potevo avere paura perché, in fondo, un giorno molto prossimo sarei diventato ciò che avevo sempre sognato di essere : un uomo bionico. E tutto grazie ai miei tristi pensieri.

venerdì, luglio 29, 2005

Agonia

E' bastato solo un momento, quell'infinito attimo che spalanca le porte al sonno e che di morte apparente ti veste; in quell'attimo ho percepito la grottesca assurdità di quell'irresistibile istinto da predatore di parole e di cui sono rimasto, mio malgrado, e per quel solo maledetto istante, inerme ostaggio....



Agonia


Anche la mia Morte
a un angolo di muro
puttana sorride
alla vita degli altri ;

e sotto il lampione
al quale
uomo randagio s’impicca
io,
immortale moribondo,
in gelosa agonia
rimango…..

mercoledì, luglio 20, 2005

Inseguimento a oltranza

L'inseguimento è ripreso, malgrado questa maledetta voglia di non far nulla, l'inseguitore ha ricominciato a cacciare la preda; sapevo che prima o poi sarebbe successo e che l'annoiata inattività sarebbe caduta sotto i colpi d'ariete di quelle caricature d'Uomini che a forza vogliono imbrattare le pagine del mio ancora stitico romanzo.
Ci vorrà tempo per partorirlo completamente ma stavolta ho negato alla natura di fare il suo normale corso e ricorrerò a un parto cesareo imponendomi la data dell'intervento : 24 Novembre 2005; entro questa data anche l'ultimo punto dovrà essere posto a chiusura di quella che sarà la pagina che mi regalerà o la vittoria o la definitiva sconfitta.
Anch'io ho la mia preda :un contratto con l'Einaudi. E' il chiodo fisso che mi perseguita dai tempi in cui leggevo Cesare Pavese e voi che siete lettori di cultura capirete bene il perchè.....
Ho delle ambizioni da nutrire ma sono anche ben conscio del fatto che non ci sarà nessuno pronto ad accogliermi a braccia aperte e a dirmi "Prego, si accomodi, lei è il benvenuto"; girerò chissà per quanto tempo con quel manoscritto sotto il braccio, bussando di porta in porta e ammiccando un sorriso tanto per rendermi simpatico al primo incontro.
Ma se mi stringeranno la mano, e non per salutarmi e dirmi "a non più rivederci", sarà perchè la mia ambizione si è trasformata in passione travolgente, in una devastante eruzione capace di sconvolgere anche il loro naturale bioritmo e di colpirli dritti al cuore; altrimenti preferisco rimanere un fantasma quale già sono ché l'adulazione e l'ipocrisia non mi sono mai piaciute.
Poco ho da dire sul mio romanzo anche se so già come andrà finire e quale sarà la sorte di quell'uomo imprigionato nell'intercapedine di una vita beffarda e presuntuosa ma pur straordinariamente degna di essere vissuta fino all'ultimo respiro.
Attorno al prigioniero ballano scomposti e tristemente ridicoli i personaggi di una malsana Commedia dell'Arte carnivori e suicidi per un intreccio di avvenimenti che ripercorreranno un inedito sentiero di umane emozioni contaminate dagli incubi di un uomo braccato dal suo stesso Passato.
Sapremo,alla fine, rifugiarci sulla tanto sospirata casa sull'albero?

martedì, luglio 19, 2005

L'ultimo dialogo di un narcisista

- Ti sei ferito…
- No, tu mi hai ferito.
- Perché?
- Non mi guardi più come una volta.
- Non essere sciocco! Ora ti sto guardando!
- Per forza di cose.
- Allora, sei tu che non hai più voglia di guardarmi.
- Mi fai paura quando parli così.
- Sei tu che vuoi farmi sparire.
- No, ti sbagli, sei tu che ti sei innamorato di un’altra persona.
- Sei geloso.
- Si, ma solo per ciò che rappresenti.
- Sei falso.
- E tu sei troppo invadente; non ti ho dato il permesso di parlare!
- Infatti, sei tu l’esperto di ventriloquio…la colpa è tua!
- Ti amo.
- Anch’io, una volta.
- Una volta?
- Si, prima che tu oscurassi gli specchi della casa.
- L’ ho fatto per te.
- Per me?
- Non volevo che mi vedessi invecchiare.
- Ci avrei fatto l’abitudine.
- Ho cercato di parlarti.
- Il tuo accento portoghese mi ha sempre infastidito.
- Non dicevi così un tempo…
- Sì, quando ti potevo vedere.
- Adesso, però, mi vedi.
- E’ vero, ma,ora, non c’è più nulla da fare.
- Ridarò luce a tutti gli specchi!
- I miei pensieri sono per un’altra persona.
- Ho voglia di far l’amore con te.
- Sei un pervertito.
- No, sono innamorato.
- Avresti dovuto pensarci prima.
- Ti ricordi quello specchio stile liberty che ti piaceva tanto?
- Non hai i soldi per comprarmelo.
- Mi mortifichi.
- Sei tu che non vuoi accettare la realtà.
- Ti posso portare al Luna Park; là c’è il Labirinto degli Specchi…Potremmo far finta di non riuscire a trovare più l’uscita.
- Sei patetico.
- Ti porto al reparto abbigliamento del centro commerciale.
- Lo sai che non te lo puoi permettere di regalarmi nuovi vestiti.
- Potresti provarli; nei camerini hanno appeso degli specchi così belli.
- Lasciami stare.
- Sei tu che mi stai guardando.
- Per forza di cose.
- Potevi oscurare anche questo specchio; ti saresti risparmiato il dolore per la confessione del mio tradimento. Perché non lo copri adesso e ci lasciamo così senza rancore?
- Perché voglio che mi guardi mentre ti uccido.

venerdì, luglio 15, 2005

Sentivate la mia mancanza?

Non credo proprio visto che quasi nessuno mi legge ma penso che questo sia un piccolo dettaglio rispetto all'esplosione di emozioni che oggi mi stanno scombussolando la mente e il cuore; questa è una di quelle giornate speciali nelle quali i pensieri si fermano e fanno pic-nic proprio lì all'altezza del plesso solare....
Sul tavolo sbilenco e unto di grasso hanno messo gli avanzi di un telegiornale consumato in fretta e un più succulento piatto a base di carne di suicida; questo era il menu di oggi e anch'io per quanto schizzinoso sia mi sono dovuto accontentare..... ma la carne,no, non l'ho mangiata.......
Non sono nè cannibale nè avvoltoio ed è per questo che ho rifiutato il loro invito a spolpare le ossa di colui che oggi sento fratello più che mai.....
No,per carità, non faccio parte di quella categoria di delusi o sconfitti che cercano il loro affrancamento da una seria mancanza di autostima con l'autodistruzione o la sparizione improvvisa nè tanto meno aspiro all'arruolamento nel già nutrito esercito dei martiri ma ogni tanto, nel percorrere la strada della vita , qualche sbandamento lo si ha con la conseguenza che si rischia di precipitare in una voragine profonda una settantina di metri (vero, fratello?)
Grazie a me (non dico grazie a Dio perchè non ammetto alcun Essere superiore all'Uomo con la U maiuscola) non sono egoista...egocentrico sì, ma egoista no.....cambia molto ed è quel piccolo dettaglio che ti può trasformare la vita da una trappola mortale a un modo per sentirti unico e grande nella tua solitudine (così, almeno, pensava Dostojievski e così penso io; eh sì, devo ammettere che è proprio questo il piccolo e insignificante dettaglio che fa sì che ora non sia laggiù,o meglio lassù, a poggiare la mia sedia per vedere cosa ci sia aldilà (ogni riferimento a questo luogo è puramente casuale) di quel ponte....e poi davvero poco m'interessa cosa ci sia; con la siccità che c'è in giro presumo ci sia solo un tappeto di pietre secche pronto ad accogliere "un sacco amniotico svuotato di vita" ; e già, perchè quella,la vita, è rimasta qualche decina di metri più sopra appesa a dondolare nel Vuoto e a gridare AIUTO! ma dubito che ci sia qualcuno disposto ad aiutarla a discapito della propria,o no?
Vi lascio nel dubbio ed oggi mi sento di dedicare a questo mio fratello troppo pigro o,forse, troppo curioso una breve poesia che scrissi un po' di tempo fa.......
Con le mani aperte a ventaglio
carezzo la linea interrotta
d’un sorriso adagiato sull’asfalto.
Tra spighe in penombra
e luci a intermittenza
si svela
sudario di stelle
sul tuo corpo scardinato
.

venerdì, luglio 08, 2005

La Maschera che rivela


Mi dovrei presentare ma non credo che riscuoterei un gran successo dal momento che nessuno mi conosce; forse, è anche per questo che ho deciso di cucirmi addosso quella nuova identità che risponde al nome di Stefano Sterbini......Copre ciò che non ho più voglia di ricordare e mi offre la grande opportunità di rivelare la mia Essenza; avevo bisogno di un qualcuno che raccontasse di me e delle mie storie e quel qualcuno l'ho cavato dalle profondità del mio Essere....
Quel qualcuno è stato buono buono ad ascoltarmi per questi lunghissimi anni ma è stato un compagno silenzioso, discreto, che mai si è opposto alle mie decisioni lasciandomi bruciare quando per me era meglio imparare che bruciarsi fa male.....Per certi versi lui è sempre stato un ottimo discepolo di Voltaire anche se io non mi chiamo Candido! Ora però ho deciso, un po' per stanchezza e un po' per pigrizia, di lasciargli campo aperto affinchè prendesse il sopravvento impossessandosi completamente della mia vita.
Non che lui me l'abbia chiesto ma almeno una volta nella propria esistenza si sente l'esigenza di morire e di andarsene a riposare e quest'occasione va presa al volo; non mi pentirò mai di lasciargli in eredità il mio corpo chè bellezza e poesia sono sempre andate molto d'accordo. Era questo il mio terrore : abbandonare alla devastazione della morte un involucro che a me è sempre piaciuto! Eh sì, devo ammetterlo, in me è esplosa la fiamma dell'autocompiacimento e del più sfrenato narcisismo, ma, se non hai Arte dentro di te, del tuo corpo e del tuo volto ci puoi fare ben poco! Lui, Stefano Sterbini, stava rannicchiato in un angolo ad ascoltare ogni mia parola, a trascrivere ogni piano scellerato che la mia mente poteva ordire e stava in silenzio, le mani sul viso, con le sue stesse lacrime a togliergli la sete nei giorni più caldi.
Ora, e forse già da tempo, ho detto basta a questa mia follia e così ho deciso di affidargli quel corpo e quel volto che per più di trenta lunghissimi anni ho amato più delle mie stesse mani capaci di accarezzare e di ferire nello stesso tempo. So che lui vi tratterà con più rispetto e che vi saprà amare come io mai sono riuscito a fare perchè lui sa cosa significa soffrire e rimanere al buio per troppo tempo fino a desiderare di divorare l'intera Luce del mondo di fuori..... Per me è giunta l'ora di addormentarsi e non datevene pena di cercarmi poichè sulla mia lapide non farò mai incidere il mio vero nome.....

giovedì, luglio 07, 2005

La Maschera che rivela

Convoglierò in questo blog ogni forma d'irritazione sociale, d'infiammazione spirituale nonchè d'indolenzimento culturale se non altro per trovare rimedio, al peggio una giustificazione, a questa mia devastante ipocondria.......